giovedì 2 febbraio 2012

Next Theft: Ep.5 - Tendenze ladre

I led verdi della radiosveglia segnavano le undici e trenta minuti. A quell’ora,seppure l’appartamento si trovava al quindicesimo piano,i clacson di Manhattan si facevano sentire tanto da svegliare chiunque. Era Domenica,l’unico giorno in cui i normali lavoratori potevano godere di una lunga mattinata tra le lenzuola. Price non era della categoria,poiché sul serrandone metallico del Garage in cui lavorava,c’era scritto con una bomboletta rossa “7/7 12/24”.
Chiamò Leonard per provare a giustificarsi dell’ennesima assenza al lavoro,ma neanche il tempo di finire la frase che “Nobel” invitò Allan a recarsi in officina per svuotare il suo armadietto. Se ci aveva messo poco a trovare un’occupazione,ci mise ancor di meno a perderla. Non una gran cosa,con dei mobili nuovi da pagare e un contratto d’affitto esoso da concludere. Inoltre rischiava di perdere il diritto a vivere negli USA.

Le lenzuola erano oramai pronte ad essere sostituite con il ricambio consegnato il venerdì dal lavasecco Chunkoy Ychang. Proprio questo pensiero fece venire in mente ad AP che non poteva più permettersi questo trattamento,diciamo,”di lusso”; dunque segnò tra le note del cellulare di andare a Chinatown per annullare questo servizio, non avendo più molto da fare durante la sua giornata tipo.

Allan non era il tipo maniaco della pulizia,semplicemente riusciva a riconoscere quando c’era troppa merda per casa e passava anche una giornata intera a pulire. Niente di più semplice. Dopo un limitato pranzo nel Subway più vicino,Price dedicò qualche ora a mettere in ordine le poche cose sparse per casa in modo che,una volta arrivati i mobili,gli operai non incontrassero problemi nel loro lavoro.

Allan riuscì ad arrivare al Garage prima della chiusura; salutando velocemente i suoi colleghi mise praticamente nulla in un sacchetto e si diresse verso l’uscita posteriore più vicina al parcheggio interno. Chiudendo la porta AP face caso a quattro grosse scatole bagnate con una bolla di consegna oramai illeggibile appiccicata su una di queste. Si avvicinò,facendo cura che nessuno nel garage guardasse, e con le chiavi face un taglio sulla prima scatola per appurarsi del contenuto. La luce penetrò velocemente nell’imballo per far vedere a Price un bel cerchione cromato e uno spinner fiammeggiante,oltre a tutte le viti e i bulloni del caso. Fece la stessa cosa con le altre tre scatole ed il risultato sembrò ovvio: 4 cerchioni all’ultimo grido che appartenevano probabilmente al distratto Leonard. La poca esperienza di Allan come meccanico bastò a valutare quella merce per il valore di circa un testone. Non male,per qualcosa che pareva abbandonato,ma che sicuramente non lo era.

Il pensiero a tutti i neo-debiti da saldare,prese il sopravvento sulla razionalità di Price che si recò verso l'auto per prendere il camice dell’officina e indossarlo. In questo modo non avrebbe dato modo di insospettirsi ai passanti che lo vedevano indaffarato nel caricare in macchina le quattro pesanti scatole.
Chiuse tutte le porte che dal garage si affacciavano sul retro e si diede velocemente da fare,caricando gli ultimi due cerchi sui sedili posteriori della vettura,poiché lo spazio nel vano bagagli non era sufficiente. Mise in moto e sgommando fece rotta verso casa.

Cinque minuti di lavoro. Mille,potenziali, dollari. Contro le otto ore al giorno tra il grasso e lo sporco dei motori,per sessanta sicurissimi pezzi da 1$. Forse in questo improvvisato mestiere di ladro Allan sarebbe stato più capace e svelto a ripagare quanto dovuto ai vari creditori. Anche se da sempre sapeva di avere una predisposizione al furto,non aveva mai pensato di farne la sua fonte primaria di reddito e con tutta probabilità, neanche secondaria. Sporcarsi le mani con questi piccoli crimini,non avrebbe portato a nulla di buono. Infatti Price,prima di giungere a destinazione,si fermò presso una cassetta e una volta inserito il quarto di dollaro prese una copia del giornale contenente gli annunci. Cercare un nuovo,vero,lavoro era la cosa da fare al più presto per non incorrere in guai molto seri.

Salendo in ascensore il cellulare di Allan iniziò a vibrare,numero privato. Subito quest’ultimo rispose e sentì una voce inizialmente sconosciuta. Era Jethro,il ragazzo a cui aveva salvato la vita la sera prima e che ora, gli chiedeva di potersi sdebitare in qualche modo.Si misero d’accordo per incontrarsi all’ospedale,unico luogo in cui il ragazzo sarebbe dovuto rimanere ancora cinque giorni sotto osservazione. Non poteva esistere momento migliore per farsi ricambiare un grosso favore.

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Next Theft: Ep.4 - Panico Bidirezionale (2/2)


continua dall’episodio 3

Un colpo di tosse del ragazzo fece cambiare radicalmente lo sguardo a Price,che subito si getto sul polso del ragazzo per sentirne il battito. Si rese conto che non era capace di captare la pulsazione. Nessuna pallottola aveva colpito Jethro in parti vitali. A prima vista quest’ultimo riportava un colpo di striscio sulla spalla destra e un grosso squarcio sulla guancia dello stesso lato. Ma Allan sapeva di non essere un medico. Senza contare che al “piccolo chirurgo” faceva sempre suonare tutto il marchingegno. Decise che era giusto portare il commesso all’ospedale,ma non conoscendo la strada avrebbe rischiato di perdere tempo vitale nel tragitto.

Mentre cercava di pensare Allan decise di pulire un po’ King dalle schegge di vetro,almeno sul viso. Cercando il reparto dei medicinali per trovare delle garze si imbatté in una mezza bottiglia di Jack contenente ancora l’ottimo whiskey. Sarebbe stato il suo disinfettante.
Versò il liquido completamente e direttamente sul volto del giovane che nel frattempo riacquistava coscienza. Le urla del bruciore furono avvertite anche da fuori,tanto che pochi secondi dopo un ragazzino sulla sua BMX raggiunse il 24/7 e dopo aver incrociato lo sguardo con quello di AP scappò via pedalando alla massima velocità.

Che fare a questo punto,con un ferito tra le braccia e la voglia di tornarsene a casa? Bhe,non è che Price si fosse trovato spesso in queste situazioni,ma la cosa più ovvia era chiamare immediatamente il 911 e richiedere un’ambulanza,poiché non era sicuro che il commesso fosse stato completamente graziato dalla,si sperava, fortunata traiettoria delle pallottole. Non volle toccare il ragazzo,per paura di creare un danno ulteriore.

Nell’attesa,Allan andò dietro al bancone e prese,giusto per approfittare del momento,un paio di pacchetti di Winston Blue e una volta ripulitolo dai residui,si sedette sul bancone in attesa di udire una qualche sirena. Così aprì il suo vecchio Zippo e si accese la prima di quasi dieci sigarette. Non lo dava a vedere,ma tutta questa situazione lo aveva scosso parecchio,poichè era la prima volta che assisteva a fatti del genere.

I soccorsi tardavano ad arrivare,probabilmente perché quella zona non era molto coperta da servizi e quindi anche polizia & co. potevano permettersi di classificare ogni eventuale incidente come secondario. Chissà. Per spezzare il gustaccio di tabacco AP allungò le mani sul dispenser delle gomme e aprì un astuccio di Canel’s alla fragola. A quel punto che fu spaventato dalla voce di Jethro,che con un filo di fiato esclamò -  “ehi…amico…sono 99 centesimi…” – quasi a voler immediatamente riprendere il controllo della baracca. Si iniziava a sentire qualche sirena in lontananza.

Passato il lieve stupore,Allan scese giù dal bancone e sorridendo disse “cazzo! ..sei vivo.. ma adesso sta zitto negro,risparmia il fiato,che arrivano i soccorsi…”. Allan lanciò un dollaro sul bancone e continuò “..stammi bene …ehm…Jethro,io vado ora…” – “No bello aspetta,chi racconta tutto questo agli sbirri?..” - rispose subito il ragazzo – “bhe guarda...io ho un lavoro,se mi metto a raccontare sto casino al comando e domani mattina non mi presento perché devo dormire mi licenziano..” – “ehi uomo...non andare via.. aspetta.. prenditi i tuoi fottuti soldi,riempi una busta di roba,te la regalo.. ma ho bisogno che testimoni per me…davvero amico..”.  Allan sentì le sirene sempre più vicine e tra se e se sperò che la deposizione non durasse più di una mezz'ora.. – “C’è qualcosa in particolare che devo dire?” chiese. Ma Jethro non fece neanche in tempo a rispondere che entrarono nel negozio i medici dell’ambulanza e i soliti poliziotti di pattuglia con la nove millimetri ad altezza naso. La puntarono in faccia a Price intimandogli,come da manuale, di alzare le mani e voltarsi, ma il commesso placò subito questa voglia di arresto facile garantendo la buona fede del canadese.

Erano le 2 a.m. quando  JK fu addormentato con del gas antidolorifico e Allan si accomodò sul lercio retro di una volante per essere condotto al distretto più vicino. Accertamenti e dichiarazione,la motivazione dei due piedi piatti freschi di addestramento.

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Next Theft: Ep.3 - Panico Bidirezionale (1/2)

Ep.3 Panico Bidirezionale

Dopo essere passato nel suo appartamento per montare velocemente le tende ed assicurarsi che andassero bene, Allan giunse finalmente da Gonzales. Rispetto alla magnificenza dei cataloghi la struttura che ospitava lo showroom era fatiscente e poco attraente. Tuttavia abbastanza grande da contenere un qualunque mobile che andasse bene a Price. Seguì il percorso indicatogli al punto informazioni e passando tra zona notte,mobili in arte povera e tagliaerba era riuscito a segnare sulla lista abbastanza oggetti da arredare anche una villa di cinque piani. Decise di non perdere comunque tempo a ragionarci su e optò per la consegna veloce di tutto quanto. Montaggio compreso.
In questo modo entro una o al massimo due settimane avrebbe avuto l’appartamento arredato quasi al completo, cose inutili incluse. Non lo dava a pensare Price,ma ci teneva alla sua tana. Se non per altro,almeno fare bella figura con gli ospiti gli sembrava doveroso.

Era praticamente ora di cena e il Sabato le code dei take-away o delle pizzerie si allungavano fino ad invadere la strada. Senza contare che Allan non aveva ancora sottoscritto nessun abbonamento telefonico e non si poteva permettere quindi di ordinare online o avere a disposizione una normalissima guida telefonica.
La cucina era stata comprata ma giaceva ancora nei magazzini del mobilificio divisa nella sue mille scatole,quindi cucinarsi qualcosa da soli risultava impossibile. Ecco a cosa sarebbe servita Anita.

Comunque non c’era tempo da perdere con lo stomaco che brontolava. Sicuramente il Bar di Tony era troppo lontano dalla parte nord della city. Preso da un raptus di fame Price entrò nel 24/7 con l’insegna più luminosa alla ricerca di qualche schifezza da mangiare. La cassa incideva sullo schermo i soliti caratteri oramai noti ad Allan: PringlesPapx2 , Coke12OZx4 e il dolce… BountyMaxix1. Totale? Come sempre poco meno di otto dollari. Salito nella sua auto AP accese la luce di cortesia e iniziò a ingurgitare velocemente qualche patatina,masticando al ritmo di Jay-Z,che in quel momento passava in radio. Finito il primo tubo Allan decise di accompagnare i sorsi di cola con qualche boccata di catrame e nicotina. “Ma dove cazzo…?!... aaahhah…merda…”. Erano finte le sigarette e,non che il suo fosse un grande vizio,ma  già che era vicino allo shop decise di scendere per andare a comprarle.

Non l’avesse mai fatto.

Un’auto lo ignorò completamente mentre era intento ad attraversare e la stessa inchiodò di freno a mano qualche metro più in la,proprio di fronte al 24/7. Due ragazzi scesero dalla vettura e si diressero velocemente verso l’ingresso con due armi non meglio precisate in mano. A meno di due metri dalla porta questi si fermarono e aprirono il fuoco. Dopo aver chiaramente attraversato le tre vetrine,i proiettili devastarono il negozio e tutto il suo arredamento interno. Tutta la scena durò meno di venti secondi. Price era incantato,accovacciato dietro una macchina. I suoi occhi erano fissi sulla stessa Cadillac che aveva maledetto meno di un minuto prima per averlo sfiorato durante l’attraversamento. ATA 472. Era la targa del veicolo. Un’immagine oramai fissa nella testa.

La zona era abbastanza isolata e forse,al momento degli spari,lui era l’unico passante. Di sicuro fu l’unico che pochi istanti dopo entrò nel negozio oramai ridotto un colabrodo per constatare la salute del commesso. Il suo corpo giovane ma definito da quelli che potevano sembrare un paio di anni passati in palestra, era li a terra dietro il bancone,coperto da schegge e residui vari. Il cartellino riportava: Jethro King – Store Manager. 

continua... 


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Next Theft: Ep.2 - Anita Ford

Ep.2 - Anita Ford

La branda cigolava emettendo un rumore solitario nella stanza,come detto,ancora completamente da arredare. Allan,non avendo tende, si trovò i raggi di sole in faccia e dopo un lento ragionamento capì che era in ritardo per il lavoro. Di quasi tre ore. Il Murray’s Garage apriva alle otto e mezza e chiudeva il primo turno alle tredici. Per vestirsi ed arrivare a SoHo in macchina Price ci avrebbe impiegato quasi mezz’ora. Nel traffico più pazzo del mondo e a stomaco vuoto.

Chiamò Leonard: “Ehi Nobel…senti… questa mattina non riesco a venire a lavoro…avrei dovuto avvisarti prima ma quelli dei mobili non…” – il capo lo interruppe subito – “..si, ascolta, non me ne frega un cazzo dei tuoi problemi,assentati un’altra volta e puoi assentarti per sempre…ora scusa,ho dei clienti…”. Leonard White era così. Meglio non farlo incazzare,sembrava buono ma aspettava il momento giusto per farti pagare ogni torto. A freddo. Il suo soprannome,"Nobel",gli era stato dato dai dipendenti ai quali ripeteva sempre,per qualsiasi cosa (anche avesse impiegato due giorni ad avvitare una lampadina),che si meritava quel premio.

Wow! La giornata non era proprio iniziata al meglio ma Allan riusciva a fregarsene e andò a fare una colazione veloce a pochi isolati da casa. Mentre sorseggiava un beverone al mirtillo decise di chiamare colei che la sera prima non si era presentata all'appuntamento. Anita Ford.

Aveva 25 anni ed era fresca di laurea in economia alla Columbia. Lavorava in un ufficio di consulenti forex,impiego trovato grazie al padre che per anni aveva frequentato l’ambiente. Ma non era il suo unico impiego perché ogni giorno,alle quindici esatte, Anita si apprestava ad aprire il suo negozio di abbigliamento su Canal Street. Accese le luci delle sei vetrine doveva solo aspettare che le sue ricche clienti, o le loro figlie, andassero a fare shopping. Gli incassi erano buoni e Anita, “Any” per le amiche, non poteva passarsela meglio.

Adesso penserete,perché mai una ragazza così dovrebbe dare un appuntamento ad uno scappato di casa come Price,meccanico da quattro soldi perennemente sporco di grasso e neanche troppo attraente?

No,non era stato un colpo di fulmine. Almeno così sembra.  La fortuna volle che i due si incontrassero nella pausa pranzo, quando Allan era pulito e in ordine come un neonato appena uscito dal bagno.

Erano entrambi soli quel giorno e alla pizzeria Familia’s non funzionava il circuito per l’accettazione di carte di credito. Rosco,il proprietario,non si offrì di lasciare andare via Anita (infondo aveva speso meno di otto dollari) che non portava mai contanti con se. Allan era in coda proprio dietro la ragazza e,un po’ per la fretta e un po’ per galanteria,si offrì di pagare anche il pranzo della Ford. Lei,imbarazzata, si offrì di ricambiare il favore magari bevendo qualcosa assieme. Price declinò gentilmente l’offerta e gli disse di non preoccuparsi ma Anita insistette. Fu così che si diedero appuntamento qualche sera dopo,su suggerimento di Allan, proprio da Tony Provenza.

Il telefono di Anita squillava e Price dopo qualche tentativo anche di troppo,finì per lasciare stare.

Piuttosto,il mal di schiena che sentiva da quando si era alzato,gli ricordò che aveva sempre un appartamento da arredare. Quella branda cigolante recuperata da un rigattiere non poteva esser degna di chiamarsi letto tanto quanto 60 metri quadrati di moquette,vetri e muri bianchi non potevano essere chiamati “dolce casa”.

Appena dopo aver chiuso il contratto d’affitto,l’agente immobiliare diede ad Allan dei cataloghi d’arredamento. Sulla copertina di uno,capeggiava la scritta artistica, “Mobilificio Gonzales”.
Dato il suo solito disordine,Price, aveva lasciato tutto in officina,nell' armadietto. Visto che  non conosceva altri negozi di mobili e non aveva voglia di cercarseli, decise di andare a prendere i cataloghi al Murray’s per scovare l'indirizzo di quello che, nella sua testa, era l'unico negozio di mobilia in città. Lo showroom di Gonzales sarebbe stato quindi la meta successiva. Nel tragitto si fermò da un ferramenta per acquistare un metro; dando un'occhiata trovò inoltre delle bruttissime tende viola, abbastanza grandi da adattarsi alle finestrone del loft ed abbastanza spesse da evitare l'infiltrazione di quei fottuti raggi solari che lo svegliavano all'alba.

Price non era un tipo molto mattutino e fino all’ora di pranzo parlava poco. Con chiunque. Tuttavia odiava perdere la giornata in un letto o gironzolare a vuoto. Così investiva sempre il suo tempo nel fare qualcosa,anche solo pensare. A patto che il suo lavoro celebrale servisse a creare nuove idee di guadagno. Magari facile.

Solo quando avrebbe avuto abbastanza soldi,solo lui sapeva quanti,si sarebbe permesso di non considerare l'importanza del tempo affogando le giornate tra il divertimento e lo shopping,come le ricche signore che frequentavano il negozio di Anita.

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Next Theft: Ep.1 - Intro / Antonio Provenza

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Era li,alla finestra del suo nuovo appartamento newyorkese ancora completamente vuoto. In mano aveva solo una birra, comprata per festeggiare la chiusura del contratto d’affitto. Erano le 19 di un gelido 24 Novembre,la vista sullo skyline cittadino non si poteva definire mozzafiato da lassù,ma Allan Price aveva dipinto in volto il sorrisetto tipico di chi sa che c’è l’ha fatta. Lasciare l’Ontario e la fottuta cittadina di Pembroke. Diciannove anni di vita stretta nella sua casa su Cotnam Island sognando ben altra isola, la più famosa del mondo: Long Island. Tutto fu fatto di fretta. Dopo l’ultimo anno di high school, concluso senza successo, Price si cercò subito un lavoro. A dire il vero ne cambiò molti a causa del suo carattere difficile. In due anni mise da parte abbastanza soldi per acquistare una vecchia Impala del sessantotto e partire alla volta della Grande Mela assieme ai sogni di felicità eterna.
Ma questo era il passato,l’unico ricordo che Allan voleva portarsi dietro della sua ex patria erano i parenti e le amicizie coltivate in tutti quegli anni di adolescenza. Ne aveva passate delle belle,ma non così tanto da convincerlo a restare in una terra sconosciuta per tutta la vita.
Non conosceva molte persone in città,ma era subito riuscito a trovare un lavoro da meccanico presso un garage di SoHo. Questo impiego,più che altro mattutino,gli garantiva una rendita minima di novecentoventisette dollari e,cosa più importante, il permesso di vivere negli Stati Uniti regolarmente.

Ep.1 Antonio “Tony” Provenza

Quella sera Allan,dopo una buona mezz’ora passata a contemplare il cielo dai vetri che costituivano le mura di casa, decise di andare a vedere la partita di hockey degli Islanders in un bar di Little Italy, il bar del suo ex-barbiere, trasferitosi anch’esso dal Canada per cambiare aria. Antonio Provenza, italo-americano doc, originario della Sicilia. Era abbastanza alto ma i chili di sovrappeso avevano oramai fatto di lui un vecchio grassone; erano molti gli ubriaconi della zona che bevevano e scappavano via senza pagare. Tony li seguiva con la mazza che teneva sempre sotto il bancone ma dopo neanche mezzo isolato si fermava,e tra un boccone di ossigeno e l’altro faceva il malocchio ai suoi “malfattori”. Che ci doveva fare cazzo?! Aveva oramai sessantatre anni e gestiva il bar tutto da solo,i soldi gli servivano per pagare le cure della moglie malata di chissà cosa e costretta ad una vita sulla carrozzina. Non era raro vedere Provenza stringere l’enorme crocifisso d’oro che portava incatenato al collo e pregare perché la sua vita cambiasse radicalmente,magari, con una vincita alla lotteria. Non ce la faceva più a fare tutto da solo e i suoi figli,due gemelli ventiquattrenni, facevano la bella vita in un college californiano campando con i risparmi del loro vecchio. Tony lo ripeteva in continuazione: "Quei due fetusi non c’hanno rispetto di chi li ha messi al mondo.. pensano solo ai cazzi loro…ma un giorno questa storia finirà.."; Sempre le stesse parole,rigirate più o meno in mille modi.
Quella sera gli Islanders vinsero e Antonio,grazie alla felicità dei tifosi e al bisogno di bere di chi magari aveva perso una scommessa,fece qualche incasso extra - Tra applausi e sorrisi, oramai presi nelle grinfie dell’alcool, tutti ne approfittarono per ingrassare la cassa del bar,sapendo bene che i loro verdoni, il povero Tony, li avrebbe spesi per i figli che diceva di odiare e per la moglie che sicuramente amava. Era mezzanotte e Provenza si diresse verso il retrobottega,cosa che a quell’ora ,chissà perché, faceva sempre.

Price era li,seduto al suo tavolino,le patatine oramai fredde e il fumo della sigaretta che lo avvolgeva dandogli un’aria misteriosa. Dentro di se era furioso,quella sera non era li solo per vedere gli Islanders,anzi quella sera proprio non gli interessava sentire le sirene della vittoria.
Aspettava. Aspettava una ragazza che gli aveva dato appuntamento ma non si era presentata, ne tantomeno fatta viva per avvisare. Allan diede l’ultimo sguardo al palmare per controllare l’ora e decise,vista anche la stanchezza,che era il momento di tornare verso il suo appartamento. La linea della metro che doveva prendere avrebbe chiuso i cancelli di li a poco,e neanche volendo c’era il tempo per aspettare ancora. Si mise a piovere. Price strappò via dal distributore, senza troppa delicatezza ,un quotidiano da utilizzare come copertura. Correndo si diresse poi verso la stazione più vicina.
Dentro di lui convivevano una parziale euforia, poichè sapeva di trovarsi all'alba di una nuova vita, e un' incazzatura momentanea nata dal fatto di aver aspettato inutilmente quella stronza. Di secondo nome, lunatico.
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